Storia e Archeologia

Crustumerium e Fidenae

FIDENAE

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Crustumerium Fidenae

FIDENAE

La storia


La città latina di Fidenae fu fondata da coloni di Alba Longa nel XI sec. a.C. sul colle di Villa Spada. Era situata in posizione strategicamente importante, dominante la valle del Tevere e vicinissima alla Salaria, in comunicazione oltre il fiume con Veio e, attraverso i centri di Gabii e Preneste, con il sud d’Italia. La sua collocazione le consentiva di controllare, oltre ai traffici fluviali lungo il Tevere, le vie commerciali tra l’Etruria e l’Italia meridionale e quelle con i Sabini. Sia per la fertilità del territorio (data dalla ricchezza idrica e dalla presenza di tufi di origine vulcanica), sia per il moltiplicarsi delle attività commerciali, la città era fiorente prima della nascita di Roma. Roma attaccò più volte la città di Fidenae con l’intento di affermare il suo predominio su un territorio di fondamentale importanza strategica ed economica; il contrasto durò per 400 anni. Gli autori antichi ci ricordano le lotte di Fidenae con Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio e Tarquinio Prisco. In particolare vi fu un tentativo da parte romana di accerchiare Fidenae al fine di isolarla da Veio e dalle principali vie di comunicazione (Tevere e via Salaria). Per ottenere tale scopo, oltre alla battaglia del Fiume Cremera, Roma promosse una campagna che portò alla conquista di Caenina (ponte Mammolo), dei territori di Ficulea e Crustumerium ed all’assegnazione dei territori dell’agro di Fidente ai clienti della gens Claudia. Per opporsi a tale assedio i Fidenati si allearono con l’etrusca Veio. Tale strategia fu vanificata dal quarantennale armistizio tra Roma e Veio (474 a.C.) che diede la possibilità ad una guarnigione romana di occupare Fidenae. Al fine di contrastare il sempre crescente dominio dell'Urbe, nel 438 a.C., dopo la cacciata della guarnigione romana, Fidenae trattò un’alleanza con i Veienti ed i Falisci che portò alla formazione di un unico esercito, le cui truppe si spinsero fino alle mura romane. Non si fece attendere la controffensiva di Roma, che nello stesso anno inviò contro Veio il console A.C. Cosso, il quale sbaragliò l’esercito etrusco mettendo in fuga gli avversari. L’anno successivo i consoli Malungineuse e Crasso saccheggiarono l’agro di Fidenae e, nel 436-435 a.C., la città fu occupata e messa alle fiamme. Solo nel 426 a.C. Fidenae fu definitivamente sottomessa e duramente punita: fu distrutta e l’area occupata dall’abitato destinata a cava di tufo. In seguito il centro divenne “municipium” dell’Urbe.

La seconda guerra contro Veio.


La definitiva presa di Fidenae, nel 426 a.C., pose Roma in una situazione di vantaggio rispetto a Veio. Nonostante l’Urbe avesse il controllo di un importante tratto della via Salaria e del Fiume Tevere e sebbene Veio fosse isolata (le città etrusche della Lega dei Dodici Popoli ritennero inopportuno coinvolgere la nazione intera nel conflitto), la guerra tra le due città durò per ben dieci anni (406-396 a.C.). I Romani, guidati dal dittatore Furio Camillo, utilizzando un pozzo che passava sotto il centro etrusco, sorpresero i Veientini con un attacco alle spalle e li sconfissero. In seguito alla resa, Veio subì il saccheggio e i Veientini furono venduti all’asta. Il ricco bottino ottenuto a Veio servì successivamente ai Romani a placare la rapacità dei Galli che erano giunti alle porte dell’Urbe dopo la vittoria presso il Fiume Allia. Fu grazie alle esortazioni di Camillo che i Romani scelsero di ricostruire la loro città, anziché ritirarsi a Veio ancora sostanzialmente integra.

L’agro di Fidenae dopo la caduta di Veio.


L’area compresa tra l’antica via Ficulensis (presso l’attuale via Nomentana) e la via Salaria assisteva alla crescita, in epoca imperiale, delle villae come modello d’impresa agricola, in relazione alla contemporanea crisi della piccola proprietà. Dal periodo tardo antico, col progressivo sviluppo di un economia di tipo feudale, e per tutto il Medioevo, la zona dell’agro di Fidenae rivestì un ruolo marginale. Solo nel XX sec. si assisterà ad un ripopolamento dell’area e, laddove sorgeva una delle più antiche città del Lazio, nel volgere di pochi anni, è sorto un nuovo insediamento che ha definitivamente stravolto il paesaggio e distrutto irrimediabilmente i segni di un glorioso passato.

I resti dell’antica città


Gli studi dei resti della città sono stati compromessi dalla realizzazione di vasti complessi edilizi. La frequentazione continuativa dell’area fin dall’età del bronzo medio è testimoniata dalla presenza di esili tracce. Sono stati rinvenuti solo scarsi resti di cisterne sotterranee costruite in blocchi di tufo e i resti di una capanna della fine del IX sec. a.C.. La capanna è a pianta rettangolare (m. 6,50x5,50) e il suo ottimo stato di conservazione ha consentito la ricostruzione in scala reale della struttura antica. Nell’VIII sec. a.C., l’abitato appariva ben delineato e raggiungeva nell’età arcaica una superficie di 45 ettari circa. La città era difesa su tre lati da scoscendimenti, da un fossato artificiale e probabilmente racchiusa da mura in blocchi di tufo. L’acropoli era situata sulla collina di Villa Spada, dove le antefisse ed i materiali votivi rinvenuti testimoniano l’esistenza di uno o più luoghi di culto risalenti al VI sec. a.C.. Le necropoli della città sono state individuate a Castel Giubileo, a nord e a sud del centro abitato.

Le evidenze archeologiche visitabili


• Cisterna arcaica rettangolare in blocchi di tufo: in via San Gennaro nel campo di fronte alla Torrefazione Marziali.
• Cisterna circolare ogivale in blocchi di tufo sagomati: in via San Gimignano al n. civico 42/b, presso i locali della Maxi Pubblicità; è visitabile a richiesta.
• Resti di una grande cisterna romana in cementizio: nel giardino del ristorante “Villa Spada”.
• Tomba a camera: in via Rio nell’Elba.
• Capanna di fine IX sec. a.C.: presso la piazza situata in fondo a via Quarrata.



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