Storia e Archeologia

I PONTI NOMENTANO E SALARIO

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I PONTI

Il Ponte Nomentano

Il Ponte Nomentano risale con tutta probabilità al I - II sec. a.C. e doveva già in quest’epoca rivestire un importante ruolo in relazione alla transumanza.
Come i ponti Mammolo e Salario il Ponte Nomentano era in blocchi di tufo e formato da tre archi di travertino, uno grande in mezzo e due piccoli ai lati. Secondo Procopio furono distrutti da Totila nella guerra gotica nel 547 d.C. e ricostruiti nel 565 d.C. da Narsete. In questa fase il ponte assume la sua forma più conosciuta a due archi, del quale rimane l’arcata sul versante rivolto a Monte Sacro. Nella chiave di volta dell’arco verso monte sono raffigurati una testa bovina ed una clava risalenti alla tarda età repubblicana, richiamanti il culto di Ercole, divinità collegata agli attraversamenti fluviali, cui il monumento era dedicato.
Oggi il ponte ci appare nel suo aspetto di piccolo castello fortificato medievale: la torre e il nucleo del fabbricato risalgono con tutta probabilità ai lavori di papa Adriano I (772-796), mentre la fortificazione attraverso la doppia merlatura è da attribuire ai lavori del 1461 voluti da papa Pio II. Lo stemma presente sulla torre e raffigurante due chiavi incrociate e la targa di marmo “N. PAPA V” sta a ricordare il restauro effettuato per volere del papa umanista Nicolò V (1447-1455).
Il ponte fu teatro, nell’anno Ottocento, dell’incontro tra papa Leone III e Carlo Magno, che giunse a Roma per farsi incoronare dal pontefice “grande e pacifico imperatore dei Romani”.
Altri restauri furono fatti per volere di papa Sisto IV (1471-1484), che fissò inoltre un dazio per chi aveva intenzione di attraversare il ponte.
Tra la fine del 1400 e l’inizio del ‘500 il ponte si trovò ad essere teatro della lotta condotta contro il potere papale dalla famiglia Orsini.
Come tutti i ponti e le porte fu unito alla Dogana di Roma nel 1532.
Nel 1849, per fronteggiare le truppe Garibaldine, esso subì danni per opera dei Francesi, i quali ne ripristinarono la transitabilità subito dopo.
Il Ponte Nomentano fu inserito tra due aree destinate a verde pubblico, passando indenne attraverso il processo di urbanizzazione iniziato nella zona dagli anni ‘20.



Il Ponte Salario

Le fonti lo citano come Pons Anienis. Rispetto alla diffusa opinione che faceva risalire la realizzazione del Ponte Salario al VI secolo, si deve datare il manufatto all’ultima età repubblicana o all’età augustea. L’epigrafe di Narsete che ornava la spalletta del ponte è, infatti, da attribuire solo alla ricostruzione in travertino in seguito alla guerra gotica, che portò alla distruzione dello stesso nel 547 d.C.. Si può anche supporre, viste le antiche origini della Salaria, che l’opera esistesse già in epoche precedenti, forse con strutture lignee.
Il ponte è ricordato in occasione del passaggio delle donne sabine che patirono il celebre “ratto”.
Fu anche teatro dello scontro tra Romani e Galli, nel corso del quale si svolse il famoso duello tra un gallo e Tito Manlio, detto Torquato perché indossò il torques (collana tipica dei Galli) insanguinato del nemico ucciso.
In occasione della battaglia avvenuta nel 728 d.C. nei pressi del ponte tra l’esercito dell’esarca* Paolo e i Longobardi, fu realizzata sulla struttura una torre difensiva, restaurata in seguito dal papa Niccolò V (1447-1455). Nel 1046 il ponte fu danneggiato dagli Ungheresi. Nel 1798 il ponte fu distrutto dalle truppe napoleoniche, nel 1848 dal generale francese Oudinot e dopo la sua ricostruzione nuovamente devastato nel 1867 dall’esercito pontificio, permettendo al papa Pio IX di ostacolare l’avanzata delle truppe garibaldine. Queste ultime distruzioni cancellarono irrimediabilmente le strutture preesistenti di epoca medievale. Nel 1870 fu ricostruito e infine nel 1930 fu ampliato definitivamente per il maggior traffico che era costretto a sostenere.
La struttura Il ponte era in tufo di fidene e travertino, costruito da una campata centrale con una luce di 27 metri e due archi minori su ogni rampa.
Oggi, ricostruito per buona parte, conserva ancora visibili un arco di sottorampa per lato dell’età repubblicana. Non è da escludere che il secondo arco su ciascun lato sia conservato sotto l’interro.
*Esarca: comandante militare nell’impero bizantino che, dalla fine del VI sec., fu assegnato ai rappresentanti imperiali con poteri civili e militari sugli esarcati.



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