Storia e Archeologia

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Le catacombe di S. Alessandro


Al km 13 della via Nomentana sorge il complesso monumentale delle catacombe di S. Alessandro Martire. Le notizie storiche sui tre martiri, Evenzio, Alessandro e Teodulo, sepolti al VII miglio della via Nomentana sono purtroppo pochissime: solo il nome e la Dies Natalis. Importanti sono invece le testimonianze archeologiche.
Una prima sommaria ricerca fu effettuata nel 1854 da due archeologi. Nel 1936, in seguito ai lavori per la costruzione di una chiesa, successivamente abbandonati, l’architetto Clemente Busiri Vici creò un armonioso complesso architettonico a protezione delle catacombe. Dalla solenne inaugurazione di Pio XI, nel 1937, sono stati effettuati degli studi più approfonditi che hanno consentito un nuovo e più preciso inquadramento storico. Si può datare il martirio dei tre santi agli inizi del IV sec.
Nelle catacombe al VII miglio della via Nomentana, vennero sepolti Evenzio e Alessandro in un’unica tomba e Teodulo in altro sito.
Dopo l’editto di Costantino (313), che concedeva libertà di culto ai cristiani, si diede il via ad una prima sistemazione ed il sepolcro di Evenzio e Alessandro fu isolato per ricavarne una basilica. Agli inizi del V secolo, grazie all’intervento del vescovo Urso, ebbero luogo i lavori per dotare il complesso di una grande aula elevata che consentiva al celebrante di vedere il sepolcro dei martiri. Un nuovo scalone collegava l’aula all’altare ad corpus; questo, rivestito di lastre marmoree, con due colonne e una mensa in porfido, venne decorato con una transenna offerta come voto dal mecenate Delicato ad Evenzio e Alessandro. Anche la tomba di Teodulo venne isolata.
A questo periodo, durante il quale le catacombe conobbero il loro massimo splendore, seguì una fase tragica della storia di Roma e dell’Italia: la guerra bizantino - gotica (535- 554). Belisario e Narsete, comandanti dell’esercito bizantino, combatterono i goti Vitige, Totila e Teia. Per anni l’Italia venne attraversata, da nord a sud, da eserciti e battaglie e nel 554, quando i Goti si ritirarono, Roma era allo stremo e contava meno di 50.000 abitanti.
Il complesso monumentale di S. Alessandro subì danni irreversibili e solo l’identificazione del martire con l’omonimo papa salvò la tomba dei santi. Roma si preoccupò di preservare il presunto sepolcro del pontefice; le reliquie rimasero al loro posto e venne costruito un piccolo santuario intorno all’altare ad corpus, dove venivano celebrate le liturgie dal vescovo di Nomentum.
Dopo due secoli ebbe inizio la disastrosa guerra bizantino - longobarda.
Nel 568 re Alboino fondò un regno con capitale Pavia. In seguito, agli inizi dell’VIII sec., il re Liutprando attacca la Bassa Sabina e Nomentum venne rasa al suolo. Re Astolfo conquistò nel 751 Ravenna, allora sede del governo bizantino, nel 755 assediò Roma, saccheggiandone le campagne.
I Longobardi non si limitarono a cercare bottino, ma si impegnarono costantemente a derubare le catacombe delle ossa dei santi per arricchire le chiese del loro regno. Per porre rimedio al trafugamento dei corpi dei santi, portati in buona parte in nord Europa, i papi trasferirono le reliquie dei martiri all’interno della città: le reliquie dei santi Evenzio, Alessandro e Teodulo vennero trasferite sull’Aventino nella basilica di S. Sabina dal papa Eugenio II (824- 827). Si ritiene che questi aggiunse i resti dei martiri a quelle delle S. Sabina e S. Serapia.
Nel catino absidale della basilica c’è un affresco raffigurante il Cristo circondato da apostoli e santi (1560) del pittore Taddeo Zuccari dove il martire Alessandro è rappresentato nella figura dell’omonimo papa in primo piano. Invece nella moderna chiesa parrocchiale di S. Alessandro una ceramica smaltata, opera del prof. Alfredo Giacobini, e l’affresco nell’abside, realizzato dal prof. P. Favaro, raffigurano il martirio così come la tradizione popolare lo ricorda: un giovane percosso a morte e decapitato per aver confessato la sua fede in Cristo.


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